MIKELE SPANO‘
LUXURY PARTY EMSCULPT
UNA FESTA NELLA FESTA NEL CUORE DI ROMA PIAZZA DI SPAGNA













La Calabria, lo Jonio e il PNRR. Una sfida possibile.
Gli Amministratori e la Classe politica calabrese chiamati ad un dibattito avvincente che si affronta esercitando appieno i relativi mandati.
La Calabria, nell’immaginario popolare, viene vista e avvertita, più di altre Regioni meridionali, come una palla al piede per l’Italia e per l’Europa.
In realtà, anche per la collocazione geografica nel bacino del Mediterraneo, essa rappresenta un ponte, un sistema intermodale e logistico irrinunciabile tra l’Europa e i mercati del Medio Oriente e del sud est Asiatico. E questo ruolo, esercitato in parte dalla Sicilia, la Calabria lo può svolgere ad una sola condizione: essere valutata nella sua poliedricità, come Regione che, bagnata dai due maggiori porzioni del Mediterraneo (mare Tirreno e mare Jonio) è snodo strategico per i mercati e i flussi Europei.
Una Regione che può ritornare ad essere, dopo millenni, il ponte naturale tra Oriente ed Occidente. Per fare questo vi è bisogno però che la Calabria, la sua classe dirigente, la sua imprenditoria si mostrino coraggiose e ambiziose, senza soffermarsi sulle analisi scontate ma facendo sintesi e lasciando emergere una visione della stessa che non solo gli italiani, ma anche gli europei, non s’aspettano.
Nei giorni scorsi abbiamo letto l’interrogazione parlamentare di due deputati, Felice Maurizio D’Ettore e Stefano Mugnai, che riguardavano il rilancio infrastrutturale ed economico della Calabria con particolare attenzione alla riqualificazione delle aree in dismissione dell’ex centrale Enel di Corigliano-Rossano e del sito ex Pertusola di Crotone. In essa si accennava, tra l’altro, al rilancio dei porti e delle aree retro portuali di Schiavonea e Crotone e dell’area aeroportuale dello scalo Sant’Anna, in ordine allo sviluppo delle Zone Economiche Speciali. Netto anche il riferimento alla sperequazione, operata dall’autorità del sistema portuale del Tirreno e dello Jonio, a tutto vantaggio del porto di Gioia Tauro.
Un’interrogazione parlamentare che si occupava del rilancio della Calabria partendo dall’inevitabile e improcrastinabile rilancio della fascia jonica della nostra Regione. Un segnale apprezzabile da parte di due parlamentari “non calabresi” del Governo Draghi che lascia ben sperare.
Di contro gli interventi irrilevanti di quasi tutti quei parlamentari calabresi che ad agni approvazione di bilancio alla Camera ed al Senato, tutelando e rimanendo ancorati unicamente a quello che potrebbe essere definito “il proprio orticello”, trascurano deliberatamente gli interessi generali della nostra Regione. Privi di una visione complessiva del problema ignorano tutti i ritardi accumulati: a partire dal dissesto idrogeologico, dal sistema dei rifiuti, dal sistema delle acque, dall’erosione del suolo e dallo spopolamento e dal depauperamento delle aree interne a cui, da molti anni, fa seguito la massiccia emigrazione delle poche aree urbane.
Tra tutti questi interventi, ultimo in ordine temporale, quello dell’onorevole Torromino che, in una nota, si è premurato di precisare la sua posizione in merito alle ultime vicende che riguardano la gestione degli aeroporti calabresi e il ritorno ad una prevalenza della parte pubblica rispetto a quella privata. Lo aveva già preannunciato il Presidente Occhiuto e questo ci rassicura senza dubbi. Tuttavia, vi è da ricordare che quando SACAL inglobò gli aeroporti di Crotone e di Reggio Calabria, la strategia politica ed aziendale era quella di favorire un progetto che vedeva i tre aeroporti come unico centro, il cui perno sarebbe stato l’aeroporto di Lamezia Terme, il più importante e quello di caratura internazionale.
Operazione resa ancor più semplice per il fatto che Crotone si dibatteva in una estenuante procedura fallimentare. Non bisogna neanche sottacere che quando Oliverio, già Presidente della Regione Calabria, decise l’accorpamento, non una sola voce si levò per avere contezza dei futuri assetti societari e finanziari. Una partita giocata in solitudine dal Presidente Oliverio e, da ultimo, dal facente funzioni Spirli’.
Va da sé, quindi, che questa volta, acclarato che la Calabria non può rinunciare a nessuna delle sue già precarie infrastrutture, la Regione e i Comuni di Lamezia, Catanzaro, Vibo Valentia, Reggio Calabria, Crotone e Corigliano-Rossano, quali capi bacino, dovranno poter concorrere a definire assetti e piani industriali. Quello che immaginiamo è un’iniziativa dal basso per la realizzazione di un’azionariato diffuso che guardi alle macro aeree di riferimento coinvolgendo, diffusamente, cittadini e associazioni d’impresa, con un unico management rappresentativo delle istanze territoriali che vi concorrono.
A questo riguardo l’aeroporto di Crotone, e della costituenda area della Magna Graecia, potrebbe sommare, ai voli civili e charter, una struttura a servizio del trasporto merci, cargo, con particolare riferimento all’agroalimentare di eccellenza dell’intera Riva Sud dell’Europa.
Sullo sfondo, ancorché non marginali rispetto a tutto il resto, di queste nostre considerazioni non possiamo sottacere che, anche in questo caso per scelte politiche dei Governi nazionali, inique e incomprensibili, la portualità calabrese dipende esclusivamente da un’Autorità di sistema portuale tutta focalizzata sul porto di Gioia Tauro. Porto, del resto, creato e gestito da una multinazionale che ha tra i suoi scopi, com’è giusto che sia, interessi aziendali che non sempre coincidono con quelli pubblici. Tale accentramento di potere ha portato e sta portando un dispendio di risorse pubbliche cui però non fa seguito alcun ritorno per l’economia regionale. Risorse che ben potevano e potrebbero essere collocate in un piano di sviluppo teso a rafforzare i porti strategici dell’intera fascia jonica calabrese.
Così come non possiamo non rimarcare e richiamare l’attenzione del governo nazionale e regionale sull’importanza dell’allargamento della rete Ten-T Core da Lamezia a Taranto, dell’intermodalità Jonio – Tirreno e Jonio — Adriatico (pensiamo ai due deviatoi sulla linea jonica: Thurio — Scanzano Jonico) in considerazione anche del fatto che l’Alta Velocità arriverà a Metaponto entro il 2026 così come a Bari mentre, invece, dovrebbe toccare Praia — Tarsia, presumibilmente non prima del 2035.
E per finire pensiamo all’asse Crotone/Corigliano-Rossano che si pone a mo’di cerniera con il punto di fulcro su Crotone ed il punto di snodo su Corigliano-Rossano (area di smistamento Tirreno — Jonio — Adriatico).
Una sfida avvincente che si affronta non a colpi di dichiarazioni ma esercitando appieno il mandato parlamentare, anche per dare voce al collegio elettorale che s’intende rappresentare. Poiché, oltre, le valutazioni espresse e che s’intenderanno esprimere, tutte degne di rispetto, a noi appare fondamentale e imprescindibile il ruolo che la Calabria potrà assumere per l’Italia intera nella realizzazione e nell’attuazione effettiva del Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza.
Peppino Cosentino
Mimmo Critelli
Giovanni Lentini
2 Allegato(i) (195.9 KB) Scarica tutti gli allegati Mostra allegati
Capitolo 4
La contestazione disciplinare
Il direttore del punto vendita cambia ogni due anni, pertanto, nel momento in cui lui inizia ad avere fiducia nei tuoi confronti viene sostituito da quello nuovo e tu sei punto e a capo.
Quell’anno arrivo’ direttamente da Marte. Grigio, bassino, dalla testa deforme, aveva il dono di leggerti nel pensiero e se avevi fatto una cazzata lui lo sapeva. La sua capacità comunicativa, nonostante la poca eloquenza, era magistrale. Bastava guardarlo negli occhi per capire cosa dovevi fare. Se poi alzava il braccio a 179 gradi dalla scapola destra non era perché voleva schiaffeggiarti piuttosto voleva indicarti che il cartello della pasta indicava il prezzo in promozione e quindi andava cambiato perché non era più in promo.
Aveva il dono dell’ubiquità, lo trovavi ovunque, nel momento in cui stava seduto sulla sua bella poltrona dirigenziale in pelle color cachi lo vedevi controllare le scadenze dei cereali in scatola. Col suo inconfondibile completo mezzo tempo marrone lo vedevi sbucare dalle corsie con la sua andatura alla Messi in Champions League.
Rigoroso ma gran lavoratore. Peccato però che non fu capito. In quel periodo medici e psicologi della città conoscevano l’organico del punto vendita. Cominciammo tutti ad avere malesseri fisici e mentali. In fondo, era una specie di vampiro energetico, quello che ti risucchia perfino la cartilagine e ti lascia quattro ossa e un paio di legamenti giusto per consentirti di camminare. Peccato che non ha pensato alla mia cellulite in eccesso. Quella mi è rimasta tale e quale.
Il momento in cui ti trovavi seduta di fronte la sua scrivania era per due motivi, o avevi fatto una cazzata o dovevi sottoporti al giudizio e della “valutazione annuale”.
La “valutazione annuale” è uno di quei momenti in cui tu pensi di essere dal chirurgo plastico e pretendi il miracolo di Padre Pio.
Solo quando terminano quei trenta minuti di tortura egizia varchi la soglia della direzione come la consorte di uno dei sovrani della dinastia tolemaica.
Entri nella sala pausa gonfia come un palloncino ad elio rappresentante Magica Creamy e dici:
“Bella valutazione quest’anno!”
E li’, sfidi le tue colleghe, tocca a loro entrare nella stanza degli orrori. Naturalmente, sicura del fatto che ci sei già stata dici:”Tranquille, non è come sembra!”.
Ad un certo punto senti la voce del marziano che urla il tuo nome e ti invita a rientrare in direzione.
“Signorina, mi è appena arrivata questa comunicazione dall’ufficio del personale. La legga e me la firmi per conoscenza.”
Avete presente quando Puffetta si nasconde dietro un fungo rosso con le palline bianche da Gargamella?
Era una contestazione disciplinare. Quella volta in cui dimenticai il cellulare in tasca e la suoneria comincio’ a rimbombare in tutto il punto vendita come se avesse il volume uguale ad una cassa acustica utilizzata nelle feste di piazza. Lui era nella corsia del tonno e senti’ tutta la canzone del film dei Goonies che utilizzo come suoneria. Mi sbucò davanti, feci in tempo a lanciare il cellulare in una pianta di geranio rinsecchito. Mi vide, ma non disse nulla. Verba volant, scripta manent.
Maledetti call center che ti chiamano a tutte le ore. Mi costò tre giorni di lavoro parzialmente retribuito senza il versamento dei contributi pensionistici. Ma soprattutto, persi quel poco di fiducia che a stento ero riuscita a racimolare nei confronti del direttore.
Quell’anno infatti, il Premio Nobel, che avevo conseguito l’anno prima, per aver salvato le uova Kinder da un perfido gattino e che mi aveva regalato una protesi alla mano destra, fu dato al collega del reparto pasta che riuscì ad acchiappare un passerotto nel punto vendita con la stessa nonchalance di Moira Orfei con le sue colombe.